mercoledì 13 novembre 2013

Lettera aperta...

...ai signori committenti e ai grandi del trasporto e della logistica.


Signori chi  scrive è un piccolo trasportatore, uno dei tanti, uno piccolo piccolo, talmete piccolo che neanche lo si nota nel panorama immenso della movimentazione delle merci. Uno di quelli che quando attracca alle ribalte dei vostri capannoni fa perfino fatica a riconoscere il proprio mezzo tanto si confonde in mezzo agli  altri. Quando entra nei vostri uffici ha quasi soggezione, si sente un'intruso venuto  a turbare il vostro fare quotidiano. Eppure egli è un trasportatore, è quello che carica le vostre merci sul proprio camion e le porta dove voi volete che le porti, lo fa senza troppi preamboli, lo fa quasi con automatismo è la sua vocazione. Dimentica addirittura di essere un nano in balia dei ciclopi, un davide contro golia, solo che qui la fionda del pastorello della leggenda sacra non farà mai centro. Però non si arrende il nostro piccolo insignificante trasportatore, lotta come un leone, lotta al distributore, lotta dal gommista e dal commercialista, qui manca sempre quel decimale per far quadrare i conti . La sua esistenza è legata a centesimi di euro, incassi  sempre in discesa a fronte di spese che non si controllano.
Signori committenti, signori imprenditori del trasporto e della logistica, il nostro piccolo grande trasportatore, non puo lottare in eterno, non ce la fa, non ce la puo fare, per quanto tenace possa essere la sua natura, ha di fronte a se forze sovranaturali che lo frantumano e lo stanno gia frantumanto. Se voi credete che questo soggetto possa ancora dare qualcosa, al sistema paese, alla vostra impresa e a questa società, è arrivato il momento di fare anche voi la vostra parte, il gioco al masssacro deve cessare di essere, la logica del profitto a tutti i costi non puo calpestare l'etica, questo mercato senza regole  è immorale,  in gioco ci sono  la vite di molte persone. Nessun contadino affama i propri buoi perchè sa che poi non avranno  la forza di tirare l'aratro. Questa saggezza popolare deve insegnare qualcosa, d'altronde chiediamo soltanto di poter continuare ad arare la vostra e la nostra terra. Non ci interessa di diventare grandi, possiamo  anche rimanere  piccoli, ma vogliamo continuare a vivere con dignità !

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