martedì 16 agosto 2016

Maledetto Facebook...

 Stai fagocitando il mio blog. Quando non eri così popolare, quando non vantavi il 99,9% della popolazione mondiale tra i tuoi iscritti, io stavo creando uno spazio virtuale tutto mio  dove scrivere le mie minkiate. Uno spazio a misura d'uomo, ritagliato apposta per me. Ci passavo delle ore, è stato emozionante all'inizio. Ho creato persino la layut personalizzata e non ero neanche esperto in materia. Seguivo i blog (e i blogger veri) e sognavo di diventare come loro, con tutte le distinzioni del caso. All'inizio scrivevo un post a settimana, sul mio blog, poi i tempi tra una pubblicazione e l'altra cominciano ad allungarsi misteriosamente. La settimana diventa un mese, un mese diventa un anno, fino a quando non dimentico addirittura di questo mio spazietto virtuale, salvo poi  ritrovarlo quasi per caso tra le maglie sterminate della rete. Mi sono quasi vergognato con il mio blog, è stato come  quando incontri quell' amico che non senti da tempo e devi inventari la bugia del numero di telefono smarrito per giustificare il tuo silenzio. Quando ho realizzato che l'ultimo post risale a ben 3 anni fa' ho  chiesto al mio blog  se si ricordasse ancora di me e delle minkiate che scrivevo con la frequenza e la constanza degli esordi. Mi ha risposto, strizzando l'occhio,: "metti la password e vai, io non sono geloso di facebook". Questa meretrice, questa donna che sorride a tutti, e a tutti si offre. Questo luogo non luogo dove tutti credi di aver capito chi siamo, sol perchè l'altro si accorge del link che hai condiviso o della frase fatta che stai facendo girare, magari a tua insaputa e ti mette il pollicione  perchè gli sei "amico", e perchè anche tu lo metterai a lui quando scriverà le stesse stronzate che  hai appena scritto tu! Facebook tu non sei nessuno se chi ti usa non è nessuno, tu sei solo un veicolo, e io da oggi ti userò come veicolo, tu trasporterai quello che io deciderò di farti trasportare. Che siano esse minkiate o perle di saggezza. Caro Facebook tu da oggi sarai semplicemente il vettore del mio blog.

mercoledì 13 novembre 2013

Lettera aperta...

...ai signori committenti e ai grandi del trasporto e della logistica.


Signori chi  scrive è un piccolo trasportatore, uno dei tanti, uno piccolo piccolo, talmete piccolo che neanche lo si nota nel panorama immenso della movimentazione delle merci. Uno di quelli che quando attracca alle ribalte dei vostri capannoni fa perfino fatica a riconoscere il proprio mezzo tanto si confonde in mezzo agli  altri. Quando entra nei vostri uffici ha quasi soggezione, si sente un'intruso venuto  a turbare il vostro fare quotidiano. Eppure egli è un trasportatore, è quello che carica le vostre merci sul proprio camion e le porta dove voi volete che le porti, lo fa senza troppi preamboli, lo fa quasi con automatismo è la sua vocazione. Dimentica addirittura di essere un nano in balia dei ciclopi, un davide contro golia, solo che qui la fionda del pastorello della leggenda sacra non farà mai centro. Però non si arrende il nostro piccolo insignificante trasportatore, lotta come un leone, lotta al distributore, lotta dal gommista e dal commercialista, qui manca sempre quel decimale per far quadrare i conti . La sua esistenza è legata a centesimi di euro, incassi  sempre in discesa a fronte di spese che non si controllano.
Signori committenti, signori imprenditori del trasporto e della logistica, il nostro piccolo grande trasportatore, non puo lottare in eterno, non ce la fa, non ce la puo fare, per quanto tenace possa essere la sua natura, ha di fronte a se forze sovranaturali che lo frantumano e lo stanno gia frantumanto. Se voi credete che questo soggetto possa ancora dare qualcosa, al sistema paese, alla vostra impresa e a questa società, è arrivato il momento di fare anche voi la vostra parte, il gioco al masssacro deve cessare di essere, la logica del profitto a tutti i costi non puo calpestare l'etica, questo mercato senza regole  è immorale,  in gioco ci sono  la vite di molte persone. Nessun contadino affama i propri buoi perchè sa che poi non avranno  la forza di tirare l'aratro. Questa saggezza popolare deve insegnare qualcosa, d'altronde chiediamo soltanto di poter continuare ad arare la vostra e la nostra terra. Non ci interessa di diventare grandi, possiamo  anche rimanere  piccoli, ma vogliamo continuare a vivere con dignità !

sabato 3 agosto 2013

Con la faccia un po così...

Fino a non piu di due mesi fa Genova per me era città di passaggio lungo la tratta del mio consueto itinerario. Di questa città sapevo solo che li era nato Fabrizio De Andre'. Passavo da Genova partendo da Torino per evitare la nebbia sulla A21, facevo Genova quando c'era qualche difficoltà sul tratto appenninico Firenze Bologna. Di Genova come luogo di carico/scarico conoscevo solo l'Ilva in zona aereoporto dove sporadicamente caricavo banda stagnata, e la coop di Bolzaneto dove scaricavo pasta e vino dalla Campania. Ma Genova è città di mare e di porto, al porto arrivano e dal porto partono le merci da e per il mondo. Merce che arriva dal mare, ma che poi necessariamente dovrà incontrare la strada e quindi il camion per poter concludere il suo iter . E così che, non so per quale strana coincidenza astrale, mi sono ritrovato anch'io a movimentare  scatoloni d'acciaio che vengono convogliati qui da ogni angolo del pianeta ove l'uomo s'industria e produce. Il container, termine inglese per identificare un contenitore, serve a contenere tutto quello che si può immaginare. Immaginare appunto, perchè la merce che in esso è contenuta non la vedrai mai. Sai che stai trasportando il caffè o le banane solo perchè hai sbirciato i documenti che l'accompagnano. La merce non la vedi neanche quando, giunto in loco, dischiudi il sarcofago da 40 piedi per svuotarne il contenuto. La tua curiosità di sapere cosa ci arriva da oltreoceano non sarà mai sopita. No, perchè all'interno dello scatolone giramondo non ci trovi le balle di cotone dell'Alabama o i vestiti di seta dal lontano Oriente che ti aspettavi, come in quei racconti di Salgari. Ma solo scatole di cartone chiuse con nastro adesivo e  all'interno  scatole più piccole che a loro volta contengono magari  la confezione da tre dei calzini o dei boxer made in Cina che compri al mercato rionale del tuo paese, ignaro di quante miglia marine abbia percorso la tua mutanda di nylon prima di poterla indossare! L' impatto con questa realtà è stato devastante. Io che quando incrociavo un portacontainer  mi giravo dall'altra parte, mi ritrovo a dimenarmi tra ufficio merci e spedizionieri, o aspettare il fax dell'agenzia che ti comunica dove devi andare a ritirare il pezzo e dove lo devi portare. Non ce la posso fare -mi ripeto-  mentre aspetto il mio turno all'ufficio merci del Terminal Voltri. Un brulicare di gente che entra ed esce con il suo foglietto in mano al suono del “bip” che annuncia il prossimo numero. Un continuo antirivieni di persone e mezzi, un moto perpetuo proprio come quel “mare scuro che non sta fermo mai”. Non ce la posso fare e me ne convinco sempre di più, quando calata la sera sul promontorio di San Benigno, rimani da solo ad ascoltare le urla dei gabbiani che si mischiano alla sirena dell'ultima semovente ancora in azione all'interno del porto. E la sopraelevata, un nastro di cemento sorretto da pilastri grigi che circonda la Lanterna come a soffocarla, funge da parcheggio per i camion, che aspettano il nuovo giorno per dare inizio alla consueta monotonia di un viaggio dal tragitto breve ma che tanto impegna; e qui sono fermo anch'io a chiedermi  perchè lo faccio. Genova “dicevo” che conoscevo solo per “i suoi svincoli micidiali” adesso è diventato il posto dal quale voglio e devo andare via. Ma via da questo posto di Genova, non dalla città che invece vorrei conoscere e visitare, per fare una passeggiata in “via del campo” o “lungo le calate dei vecchi moli”. Il s.e.c.h il v.t.e il varco Etiopia e l'Assereto non mi piacciono!

lunedì 29 aprile 2013

Come si cambia...

                                                                                          
Abitudinario poco incrine al cambiamento refrattario ad ogni rinnovamento difende a spada tratta i piccoli privilegi, conquistati sul campo o concessi per do ut des da chi lo tiene a libro paga con la mansione di macinatore di chilometri per professione. Un conservatore, con i suoi punti cardini certi, convinto che nulla cambia, perchè va bene tutto cosi com'è ! Era più o meno questo il camionista fino a qualche tempo fa. Restio ad adeguarsi alle norme, vecchie e nuove, la 561/2006 la considera un'attentato alla libertà individuale. Due e tre “viaggetti” a settimana e si passa anche da casa, anche solo per qualche oretta, il tempo di salutare e via. Tiratina notturna e domani ci vediamo li. L'impegno? Bah... l'importante è portare a termine il viaggio! La tratta è sempre uguale e sempre quella, la strada non ha più segreti per chi nei decenni l'ha consumata senza che nessuno interferisse. “Stasera mangiamo a Barberino o a Montepulciano?” “vai ci regoliamo strada facendo è ancora presto per decidere, sentiamo anche gli altri...” “ Io non voglio fare tardi, se ce la faccio rientro in nottata, domai ho delle faccende da sbrigare,” il disco ? Quando è pieno ne metto un' altro ! Ma di li a poco la musica cambia, gli incidenti stradali devono diminuire, ce lo chiede l'Europa. La patente a punti ha esaurito il suo effetto, c'è bisogno di nuovi dissuasori, perchè si sa da noi non basta fare le leggi, bisogna anche farle rispettare. Quale altro efficace sistema se non quello di alzare la guardia e rendere le multe più salate! Ed è cosi che tra pecunie stangate e sospensione della patente, supportate da campagne radiofoniche e avvisi a messaggio variabile con tecniche da lavaggio del cervello, ha inizio la metamorfosi irreversibile che trasformerà radicalmente il nostro camionista rendendolo irriconoscibile persino nel linguaggio. Si abituerà all'idea fino a farsene una ragione, lo sentiremo parlare di ore di guida e finanche di impegno da rispettare. Le tappe non verranno più scandite dai luoghi di ristoro ma dalla pausa obbligatoria, tra un turno di guida e l'altro e quando i tempi non coincidono per cenare insieme al collega, pazienza, ci leggiamo su facebook, se non ci incontriamo li. Così si cambia... per non morire!

sabato 13 aprile 2013

"Queste strade senza piu legge"...

Ciao a tutti...l'altro giorno mi è capitato un episodio, ve lo voglio raccontare, questa cosa a parte la drammaticità mi ha fatto riflettere su un punto; noi nonostante tutto siamo ancora un paese tollerante... forse anche troppo. 

 I fatti

Erano le quattro, quattro e mezza di pomeriggio, transitavo sul tratto appenninico della A1 in direzione Nord, tra il valico e Roncobilaccio, poco prima dell'area di servizio, ci sono i lavori e il restringimento di carreggiata, metto la freccia e mi sposto sulla corsia di sinistra, dietro di me, un furgone Renault (quelli adibiti a trasporto persone) arriva sparato, tenta il sorpasso ma è costretto a frenare, perchè io avevo già impegnato quasi tutta la corsia di sinistra, quindi non ce l'avrebbe fatta.

Uscito dalla deviazione e rimessomi sulla corsia di marcia, questo mi affianca..non mi supera, nonostante d'avanti non ci fosse nessuno, mi rimane attaccato alla ruota anteriore, poi mi si para d'avanti quasi a tagliarmi la strada, mi fa le quattro frecce e con la mano fuori dal finestrino mi fa segno di seguirlo  nell'area di servizio, (Roncobilaccio) io ovviamente tiro dritto ma comincio a preoccuparmi, questo mi raggiunge, mi sorpassa di nuovo, si mette d'avanti al camion e comincia a rallentare, io tento di superarlo a sinistra ma lui me lo impedisce facendo zig – zag, a questo punto capisco che la cosa si sta facendo seria, cerco di rimanere calmo, avverto i colleghi al baracchino : “ragazzi qui sta succedendo qualcosa di imprevedibile”, manco a dirlo il furgone mi si inchioda davanti, mi costringe a frenare a fermarmi, siamo nel bel mezzo dell'autostrada nel tratto più pericoloso d'Italia! A questo punto ho avuto paura, ho pensato ad una rapina, si apre lo sportello esce un tipo dalla macchina e mi inveisce contro con gesti minacciosi, risale a bordo e riparte a gran velocità. Qui ho capito che si trattava di un matto di uno squilibrato, il tutto è durato una mangiata di secondi, ma sono bastati a bloccare il traffico, con tutto quello che ne consegue in questo tratto dell'Autostrada già di per se critico, -infatti ci sono stati dei tamponamenti-. Ho chiamato il 113 li ho informati dell'accaduto, ho descritto il mezzo, il numero di targa, la polizia mi ha rassicurato, mi ha consigliato di proseguire la mia marcia fino a quando non avrei incontrato una pattuglia. 
                                      
 L'epilogo

 Nel giro di pochi minuti il furgone viene bloccato nei pressi dell'uscita di Sasso Marconi, vengo contattato dalla polizia di Pian del Voglio, mi dicono di entrare nell'Area di servizio Cantagallo che li c'é una pattuglia che mi aspetta. Tiro un sospiro di sollievo, penso a cosa sarebbe potuto succedere se non mi fossi fermato in tempo, il che non era del tutto scontato essendo carico e in discesa. Ringrazio Dio perchè anche il collega dietro di me è riuscito a fare la stessa cosa. Mi fermo alla Cantagallo, racconto per filo per segno quello che  è accaduto, i due poliziotti, restano allibiti, chiamano via radio i colleghi che trattenevano i tizi del monovolume e li fanno scortare fino all'area di servizio, “cosi facciamo il confronto” hanno detto. I kamikaze arrivano, escono dalla vettura un ad uno, erano quattro,
due adulti un anziano e un ragazzino, pelle olivastra accento asiatico, con atteggiamento arrogante spiegano agli agenti che la loro azione è scaturita dal fatto che : “camion molto pericoloso si è buttato avanti, noi camminare dritto” cosi hanno detto. A quel punto ho sbroccato mi sono avventato contro questi dementi e ho cercato di capire se per caso si sarebbero reso conto di quello che hanno fatto. I poliziotti mi hanno bloccato e allontanato, uno di loro , (un bravo ragazzo) mi diceva :“lascia stare che ci vuoi fare ormai è successo” ! E' successo ? E mo che facciamo gli diciamo arrivederci e grazie a questi qua? Il poliziotto: “eh ma che li fai, sono dei poveri cristi, non hanno nemmeno il permesso di soggiorno, mica è la prima volta che succedono ste robe in Autostrada “! Ah si... buono a sapersi, quindi se io decidessi di bloccare un' Autostrada mettendomi di traverso con il camion, cosi giusto per vedere l'effetto che fa, voi non mi fate niente ?! Lui : eh no... tu non puoi farlo, non ti conviene passeresti dei guai se fai una cosa del genere.

 Conclusione

Quindi avete capito cari amici, se decidete di togliervi uno sfizio alla guida del vostro mezzo, che so, bloccare un casello autostradale, provocare un tamponamento a catena, parcheggiare sui binari e far deragliare un treno, potete farlo, ma solo se siete extracomunitari e non avete il permesso di soggiorno ! Perciò, che  nessuno mi venga a dire che non siamo un Paese "civile" e tollerante !

venerdì 5 aprile 2013

Incontri on the road...

           
Un po di strada in compagnia di una persona splendida ha trasformato un pomeriggio piovoso e noioso in una bella pausa caffè, con tanto di foto e video ricordo. Peccato che la qualità dell' immagine non rende giustizia alla protagonista, mi attrezzerò per eventi futuri. Grazie ad Antonella  per la gentile concessione, un saluto anche ai due ragazzi suoi amici che l'hanno omaggiata del "giocattolino" arancione, perfetta copia della sua "sirenetta" da  730 cv con la quale solca le strade d'Italia con fierezza e determinazione. Buona visione.

martedì 1 gennaio 2013

Caro blog...

Questo anno è volato via così velocemente che non mi ha dato nemmeno il tempo di aggiornarti, l'ultima volta era estate, e poi più nulla. No, non ti ho trascurato credimi, e non ti ho  tradito con altre piattaforme, si qualche post sui social, facebook, instagram, ma niente di che, sarai mica geloso ?.. Non devi esserlo, perchè tu sei e rimani il mio luogo preferito dove  mi rifugio quando sento il bisogno di scrivere e di raccontare. E cose da raccontare stasera ne avrei, potrei fare il post piu lungo del Mondo. Cose importanti cose futili poco importa, l'importante è raccontare, perche sai caro blog, ho notato che la gente non racconta piu niente, non si racconta piu, la gente non ha voglia di parlare, e quando lo fa è vaga e reticente sembra quasi che ha paura di esternare, sarà perchè non ha tempo, sarà perchè non ha niente da dire, sta di fatto che diventa sempre piu difficile trovare qualcuno con cui dialogare, scambiare idee e opinioni o semplicemete parlare del piu e del meno.  Non chiedermi il perchè, non saprei rispondere, anche se una mezza idea me la sono fatta, ma adesso è tardi e ho ancora il bicchiere mezzo pieno, brindo alla tua salute, perchè anche se non mi rispondi almeno mi hai ascoltato, ti prometto che ti aggiornerò con piu frequenza, intanto ti lascio e ti auguro buon anno !